Secondo una leggenda tramandata dal filosofo greco Porfirio di Tiro, le fave contenevano le anime dei morti e quindi mangiarle dava una sorta di protezione proveniente dall’aldilà.
Probabilmente è per questo motivo che nel periodo di Ognissanti è usanza regalare dei dolcetti a base di mandorle, ai quali viene data la forma ed il nome di “fave”.
La coltivazione delle mandorle è infatti diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo e, attraverso il commercio, il prezioso frutto è giunto sino al porto di Trieste.
Le favette dei morti sono un dolcetto tanto amato dai triestini. Vengono prodotte dalle pasticcerie di Trieste soprattutto tra ottobre e novembre e, negli archivi della pasticceria Pirona si parla delle fave come di una golosità servita in occasione dell’inaugurazione del Castello di Miramare nel 1861.
Ebbene, memore di un’infanzia triestina e nonostante una cara amica di mia mamma me ne regali mezzo chilo ogni anno, ho provato a prepararle home made!
Sgomberiamo il campo da qualsiasi sospetto: sono davvero semplici (anche se devo un po’ affinare la tecnica!).
Si tratta di un impasto a base di mandorle appunto, albume e zucchero. Poi si aggiungono gli altri ingredienti per realizzare le colorazioni consentite.
Eh sì, esiste infatti un disciplinare delle Fave di Trieste che stabilisce ingredienti, forma, colorazione e metodo di realizzazione.
Le colorazioni consentite sono infatti il bianco, il rosa ed il marrone. La forma dev’essere “semisferica con screpolature evidenti sulla superficie” e la consistenza “friabile, secca ma non dura”.
Seguendo le indicazioni del disciplinare ho realizzato quindi le mie favette dei morti che non posso definire favette triestine perché (secondo il disciplinare) non sono state prodotte a Trieste!
Un’ultima cosa, ho letto da qualche parte che i tre colori rappresenterebbero le tre fasi della vita: il bianco la nascita, il rosa la giovinezza ed il marrone la morte. Descrizione decisamente più romantica rispetto a quella di un rigido disciplinare!
Vi lascio la ricetta preavvertendo che, a rigore, andrebbero usate le mandorle pelate poi ridotte a farina. Io avevo della farina di mandorle non pelate (austriaca, per rimanere in tema mitteleuropa) ed ho usato quella. Se usate la farina di mandorle pelate vi verranno decisamente più chiare.